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Nel romanzo di Christa Wolf, Medea è una donna forte e libera, una "maga" depositaria di un "sapere del corpo e della terra". È questo "secondo sguardo" che le fa scoprire un orribile segreto nascosto nel sottosuolo del palazzo reale di Corinto. Medea dovrà pagare per aver svelato il crimine su cui si fonda il potere. Non saprà né vorrà difendersi perché - dopo aver abbandonato la natia Colchide, anch'essa macchiata di sangue innocente - non ha più radici né ideali che la sostengano. Dopo dieci anni da Cassandra, Christa Wolf torna al romanzo con Medea, ricorrendo come in quella felice occasione alla riscrittura radicale del mito. La figura di Medea ci è stata consegnata da Euripide soprattutto come la madre che ha ucciso i propri figli, la violenza irrazionale contrapposta alla razionalità patriarcale della civiltà greca. Christa Wolf ribalta questa versione con una vera e propria indagine riallacciandosi alle fonti antecedenti Euripide.